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Alice Orrù's avatar

In sardo, che mi risulti (ma prendimi con le pinze perché purtroppo ne so poco), questa consuetudine linguistica non c'è.

Però dopo aver letto le tue prime righe mi è subito venuto in mente il modo in cui il mio compagno messicano parla con la sua famiglia d'origine: c'è una costante sottolineatura amorevole dei ruoli familiari.

Vediamo se mi so spiegare. Tipo, lui parla con sua sorella e le chiede "Hai parlato con mia madre?" - e tu pensi che abbiano due madri diverse, invece no, parlano della stessa persona. Oppure, ci sono lui, la sorella e la mamma intorno al tavolo, e la sorella dice alla madre: "Quando mio fratello è venuto a trovarmi...", e tu pensi stiano parlando di un altro fratello, invece no, è lo stesso che è seduto al tavolo con loro. Lo so, non c'entra con il reverse addressing, ma ci ho pensato subito; è forse anche quello un modo di rimarcare con amore le persone che popolano le nostre vite e il loro legame con noi?

(E comunque, che sorpresa meravigliosa sono sempre le tue newsletter.)

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Andrea M. Alesci's avatar

Ricordo che anche le mie zie e zii in Sicilia usavano questa espressione quand'ero piccolo, e ora che ci penso ricordo solo usi in cui chi riceve l'espressione è piccole: forse anche in questo c'è un gesto di cura e protezione per chi è più fragile.

In ogni caso grazie Paola per avere aperto anche questo spiraglio linguistico. Fate ə monellə è un momento di lettura che è diventato fondamentale per me.

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