Sopravvissuta
Un sogno lucido in cui una Paola del futuro prova a rispondere a una domanda difficilissima: "Come si fa a vivere, quando si è sopravvissute?"
Linger in the doorway, darling.
You can't stay there all night, but it's nice to take a second look back before you go.
Scrivo questa puntata nell’ultimo giorno del 2024: oggi è il 31 dicembre e io sono da poco rientrata dall’ospedale. L’ultimo ciclo di chemioterapia comincia domani, con l’anno nuovo, e quando oggi ho salutato le infermiere in corsia al day hospital di oncologia volevo dire: addio, a mai più, non torno più, dimenticatevi questo faccino qui perché io con voi ho chiuso. Ma non ce l’ho fatta. Mi sono guardata indietro mentre uscivo dal reparto e raggiungevo l’ascensore, e ho pensato improvvisamente a tutte le ore passate seduta su quelle poltrone, tra quelle sedie, tra le persone malate come me. Più o meno come me. Ho ripensato a quando stavo male, a quando perdevo peso, a quando guardavo con ammirazione i foulard e i cappellini delle altre pazienti. Erano sempre più belli sul loro capo.
C’è una certa probabilità che io non torni mai più dentro questo reparto, il reparto delle cure, delle terapie, delle attese, delle lacrime, dei sospiri. C’è un’altra probabilità che invece ci debba tornare, la probabilità di un relapse - una ricaduta, una ricorrenza. La cosa bella è che non lo sappiamo - mi dice lei. Non sappiamo mai cosa succederà domani, non sappiamo cosa succederà nelle prossime ore, minuti, secondi. È bello così, mi dice ancora lei - e mi vuole mostrare un modo diverso di abitare l’incertezza. Le credo, ma fatico. Navigo nelle possibilità, incerta e fluttuante, come Pascal. Ho una domanda che mi rimbomba in testa, da giorni, settimane, mesi:
Come si fa a vivere, quando si è sopravvissute?
Lo chiedo a lei (le chiedo un botto di roba), ma temo non abbia una risposta. Però mi dice che la domanda è bella, e un po’ ne sono convinta anch’io.
Ogni tanto vado su Instagram e cerco contenuti taggati con #BreastCancer, #Cancer, o ancora #TNBC (triple-negative breast cancer). Ci trovo dentro di tutto, e so che tanta di questa roba non fa bene alla mia mente, ma non so come uscirne, mi pare una specie di trappola. Trovo un sacco di reel e post pubblicati da pazienti che si definiscono, non senza apparente euforia e gioia, cancer survivors, persone, cioè sopravvissute al cancro. Cerco una definizione online, ne trovo una pubblicata dal National Cancer Institute che dice:
In cancer, a person is considered to be a survivor from the time of diagnosis until the end of life.
Nel cancro, una persona è considerata sopravvissuta dal momento della diagnosi fino alla fine della vita.
Ciao, sono Paola, ho quarant’anni e sono sopravvissuta al cancro.
Lo ripeto a mo di litania, voglio capire come mi fa stare, non lo capisco, non ci capisco più niente (e dire che l’oncologo oggi mi ha detto che sono molto intelligente, che faccio domande opportune, che ascolto bene il mio corpo, che mantengo lucidità mentale…).
Come si fa a vivere, quando si è sopravvissute? Non lo sa lei, e non lo so nemmeno io. Forse dovevo chiederlo all’oncologo. Lo vorrei proprio sapere. Lo vorrei sapere per essere pronta a questo anno che arriva e chissà cosa mi porterà. 2025. Un numero, lo so, niente di più e niente di meno. Ma io vorrei saperlo per dirlo alla Paola che vivrà felice e in salute in un futuro che riesco a immaginare se chiudo gli occhi, serrandoli, sforzandomi enormemente. Vorrei saperlo per dirle che è lei ad avere tra le mani le chiavi della gioia, solo lei, anche se spesso quello che riesce a intravedere è soltanto un destino sventurato.
Io tremo, in questo inverno lungo e penoso, mentre attendo la primavera. Sogno di coniugare quel verbo lì - guarire - al passato. Sono guarita. Ma so già che nessuno me lo dirà mai, non in questi termini. Nessuna evidenza di malattia: questo, preferiscono dire, perché lo sanno, che il cancro è sempre in agguato, dietro l’angolo, che bisogna tenere alta l’attenzione, e con lei la paura, ma che vita è, una vita vissuta nel timore? Anche questo forse dovevo chiedere all’oncologo. La paura non passa mai - mi disse uno psiconcologo tanti, tanti mesi fa - ma la vita, quella continua.
Io continuo a non capirci niente.

In questo vuoto della mia storia, in questa pausa in cui la vita tace, provo ad accendere lumi di speranza e continuo ad aspettare, con pazienza misurata, che la vita torni a parlare. Che torni a vivere. Mi brucia dentro un desiderio inespresso di trovare un fondamento sicuro, una terra solida su cui costruire una torre che si alza verso l'infinito. Ma poi mi ricordo che sono sopravvissuta, e ogni fondamento crolla, e si apre la terra fino agli abissi.
Vorrei uscire da questo corpo, entrare in uno più snello, più sano, più tonico, più pronto alla vita. La verità è che lo vedo, ti vedo, Paola del futuro, se chiudo gli occhi di nuovo, li serro, mi sforzo, e ti vedo. Fatico molto a pensarti sopravvissuta. Ti vedo viva, piuttosto, mentre fiorisci in primavera e hai addosso la mia sciarpa gialla al collo, il tuo spirito incrollabile, la tua bocca che parla ancora con parole antiche, usate, note, ma le membra sono nuove, forti, capaci, ribelli. Lo so cosa desideri, e lo desidero anch’io, credimi. Vuoi amare come amano i poeti, conoscere come conoscono gli scienziati. Scoprire nel mondo i tesori che da bambina vedevi nelle mappe della tua infanzia. Scoprire ancora promesse e ancora amori nuovi.
Non riesco a dormire, il mio sonno è spezzato, ma tu porti la mia sciarpa gialla intorno al collo, intorno al cuore. Forse aiuta te a sognare.
Maschera i propri sogni
la realtà e dice:
«Io sono il sole, i cieli, l'amore».
Io sono il sole, i cieli, l’amore. Così scriveva Pedro Salinas. La conosci a memoria, questa poesia. La reciti con quelle parole antiche dentro membra nuove. Tutti i sogni possono essere realtà, se il sogno non finisce.
Mi sa che ha ragione
quando ritorna con la memoria al film 32 dicembre e a Luciano De Crescenzo che dice:Il guaio è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla.
Il passato non è più, e il futuro non è ancora. E allora il presente - separatore tra due cose che non esistono - come fa a esistere?

Passato, presente, futuro, io continuo a non capirci niente, ma so che tutto è sogno se continuo a sognare. Allora allarghiamola questa vita, riempiamola di vento e gioia e lacrime e sorrisi, di abbracci, di tramonti, di raggi di sole se saremo benedette. Mettiamoci dentro mappe del tesoro e bussole e lanterne, bordi bruciacchiati, linee a zig zag, onde mutevoli e cieli che ingannano.
Ciao, sono Paola, ho quarant’anni e sono sopravvissuta al cancro.
Ciao, Paola. Tremo per te, ma di me son sicura.
La tua sciarpa gialla al collo mi tiene calda.
E poi non è vero, son sicura anche di te.
Vivremo, saremo belle, gioiose, piene e felici.
Continua a scrivermi, che io ti aspetto.
Cose che ho letto, visto, sentito
Scrittura creativa e pensiero strategico: ho scoperto
(forse è lei ad aver scoperto me?) e mi piace molto.Questo numero di @Matriarchal Blessing parla di Jerry Seinfeld e di patriarcato: una lettura che merita anche se io sono fan della serie TV da sempre, ahimè (ma molto meno di Jerry Seinfeld eh).
Per finire una canzone, che spero vi accompagni in questo nuovo anno fatto di luce e di cose belle, di desideri e di speranza, che ne abbiamo tuttə un sacco bisogno: Bonne journée. “Tout ce que j'sais, c'est qu's'il s'tourne vers le soleil L'ombre est derrière lui1”
Buon anno nuovo, stelline! Fate ə monellə, vvb <3
So solo che se si gira verso il sole, l'ombra è dietro di lui.
Non riesco a fare a meno di pensare ai versi di Antonia Pozzi:
"Per troppa vita che ho nel sangue
Tremo
Nel vasto inverno"
Grazie per allargarci un po' la vita Paola, buona primavera :)
Bello (come al solito del resto) e profondo (come l'anima di chi lo ha scritto). Grazie Paola. Ho ritrovato e ripreso in mano (=ripreso a usarlo come metodo di scrittura/analisi/creatività) un vecchio e forse datato sistema di diario personale, Il metodo di Ira Progoff "Intensive Journal Method". Datato ma per me ancora innovativo e utile... I tuoi scritti a più livelli di analisi e riflessione me li hanno fatti mettere insieme...credo la prima edizione sia del 1975...solo per questo penso che forse puoi non esserne a conoscenza...;-)