Parallele che si incontrano
Cuori in gabbia, geometrie proiettive, e punti all'infinito. Ovvero di come la rappresentazione allarghi lo sguardo, salvando le nostre vite.
Trust your heart if the seas catch fire
Il mese di giugno è finito, metà del 2024 è andato. Non che la matematica dei calendari mi sia mai particolarmente piaciuta; preferisco di gran lunga il calcolo differenziale, e, come vedrete più in là, la geometria dello spazio. In questi sei mesi, però, matematica o meno, il mio cuore ha fatto cose incredibili. Al mattino, quando apro gli occhi, lo sento sempre battere nel petto, nella sua gabbia di ossa, protetto dai polmoni. Lentamente discende verso lo stomaco nel corso di ogni giornata, e al pomeriggio vorrebbe sempre essere altrove. La sera, quando il sole tramonta, si posiziona finalmente ai piedi del letto, come un animale addomesticato, mentre una voce stanca gli sussurra:
A cuccia, cuore, a cuccia!
Poi al mattino lo ritrovo di nuovo dove dovrebbe stare, ingabbiato nel mio torace, di nuovo mio, dietro lo sterno che lo protegge, posizionato leggermente a sinistra, poggiato sul diaframma. Un po’ più pesante, un po’ più debole, ma sempre pulsante1.
Spazi cartesiani e geometrie proiettive
Il mese di giugno è finito. Il mese del pride, un mese per ricordarci della lotta per i diritti LGBTQIA+. Io non ho scritto niente in newsletter per una serie di motivi: mi piace pensare di essere un’alleata della comunità LGBTQIA+ sempre, ma, forse un motivo ancor più rilevante, questa newsletter non ha un piano editoriale. In genere mi siedo un giorno o due prima, un paio d’ore, chiudo gli occhi, faccio qualche respiro profondo, apro le note sul cellulare, inizio a scrivere, e puff, esce Fate ə monellə. Quindi non ci ho proprio pensato, a scrivere una puntata sul mese del pride.
Se, però, come me, volete essere persone alleate, se volete capire come supportare la lotta, il web è pieno di risorse, e io, personalmente, non smetto mai di nutrirmene (anche se poi niente può sostituire le relazioni umane, la vicinanza, il dialogo). La mia amica
ha scritto due puntate di dedicate al mese del pride: la #61 sul potere della rappresentazione, e la #62 sulle domande indiscrete. Nell’ultimo numero, in particolare, ci suggerisce LezWatch.TV, “uno dei più grandi database di serie tv che hanno per protagoniste persone non binarie, trans e queer”.Nel corso di giugno ho guardato una certa quantità di film e serie TV queer: ho riguardato Red, White & Royal Blue2, ho visto All of Us Strangers - Mary & George - Love, Simon - Prisma - ho appena finito Young Royals - e sto iniziando la seconda stagione di Heartstopper (sono sicura di stare dimenticando qualcosa, ma amen). Una persona mi ha chiesto, molto genuinamente - perché ti guardi tutta sta roba? La vera domanda per me è: perché no?
Le storie narrate nei film e nelle serie TV sono storie che parlano di noi, e la rappresentazione non solo aiuta, ma salva. È quel modo di stare al mondo in cui non ci si sente solə, quello in cui è possibile costruire un linguaggio comune che venga in soccorso al riconoscimento reciproco, senza per questo distruggere identità e diversità, ma anzi preservandole, prendendosene cura.
È quello che sento in questi mesi quando guardando una serie TV improvvisamente scopro che una delle persone protagoniste ha il cancro - è la mia storia, e magari è colorata in modo diverso, usa parole diverse, magari non è nemmeno a lieto fine, ma rimane la mia storia. E vederla rappresentata, narrata, dipinta, mi dà un senso di conforto indescrivibile. Il conforto delle cose conosciute, delle cose più vicine, che puoi provare a tenere a cuccia, qualora ce ne fosse bisogno. Che è anche il motivo per cui ho deciso di parlare della mia malattia - perché un giorno una mia amica, quella del cancro3, potesse finalmente dirmi: “che bello, che mia figlia sappia che può succedere a tuttə, che bello che sappia che non è sola nel suo dolore”.
Ma la rappresentazione non è l’unico motivo. Trovo che affacciarsi alla diversità (anche attraverso la televisione) sia un modo molto efficace (e assolutamente necessario) per decostruire tanta roba a cui purtroppo siamo abituatə. Un modo anche per ricordare e ricordarci che la realtà è molto più complessa di quella a cui siamo allenatə, che le dimensioni di questo mondo sono tante, tantissime, che il piano cartesiano bidimensionale fatto di due assi e quattro quadranti non è sufficiente. Ma nemmeno lo spazio cartesiano lo è, perché aggiungere un asse il più delle volte non basta mica. Non c’è abbastanza spazio per tuttə, e allora bisogna immaginare qualcosa che faccia più posto, che si allarghi, che abbatta le mura del pensiero a cui siamo abituatə, che sia più grande, a volte più grande di noi.
Se il piano cartesiano è troppo stretto, e io credo che lo sia, forse la geometria proiettiva può venirci in soccorso. Non è banale spiegare cos’è un piano proiettivo, ma ricordo dai miei esami di algebra essere un concetto che mi piaceva particolarmente. Eccone la definizione da Wikipedia:
In matematica il piano proiettivo è un'estensione del piano euclideo a cui viene aggiunta una "retta impropria" posizionata idealmente all'infinito e in modo da circoscriverlo. Esteso in questo modo il piano diventa uno spazio compatto in cui anche le rette tra loro parallele si incontrano in un unico punto e tale punto di intersezione è idealmente collocato sulla "retta impropria". La retta impropria può essere visualizzata come la retta che si vede all'orizzonte quando un piano (euclideo) viene rappresentato in prospettiva oppure può essere pensata come una circonferenza infinitamente lontana che circonda tutto il piano euclideo e i cui punti antipodali sono identificati in maniera tale che le rette parallele ad una stessa direzione abbiano tutte un unico punto di intersezione su di essa.
Se non avete ancora chiuso questa newsletter, siete bravə e coraggiosə! LOL
Sembra complicato, ma fondamentalmente si tratta di immaginare un piano e di provare ad aggiungervi dei punti all’infinito. Tanti concetti matematici diventano più eleganti quando si parla di piano (o spazio) proiettivo, ma la cosa più bella, a mio avviso, è che anche le rette parallele finiscono sempre per incontrarsi in un punto. Se ci sforziamo di spostare lo sguardo un po’ più in là, all’orizzonte.
Di cosa è fatto questo punto, negli spazi che abitiamo?
Una domanda aperta, per me, e per voi.
Luglio col bene che ti voglio
E a proposito di punti all’infinito, e di spazi da abitare, anche luglio ci porta un tempo di consapevolezza, di alleanze, e di lotte. È il Disability Pride Month, come spiega Marina Cuollo in questo post su IG:
Con luglio arriva il solleone estivo, il Sole che tra qualche settimana entra nel segno zodiacale del Leone, ma arriva anche un’onda di giustizia che chiede dignità, uguaglianza e riconoscimento per le persone con disabilità.
Con mio grande dispiacere, mi sono accorta negli ultimi anni di avere interiorizzato tanto abilismo, abilismo che provo attivamente a fare a pezzetti; a volte riesco meglio, altre volte faccio tanta fatica, ma non smetto mai di provare.
Qualche tempo fa, l’
di cui sono socia ha collaborato con FightTheStroke a un progetto, Disabled data, che ha fatto luce sui dati relativi alle persone con disabilità in Italia, e sulle condizioni in cui queste vivono. Il progetto è un ottimo punto di partenza per interrogarsi sulla disabilità attraverso i dati, ma è soprattutto una lente multifocale che si affaccia su tante dimensioni: la salute, certo, ma anche il lavoro, la scuola, le relazioni, la casa, la famiglia. Tanta roba a cui spesso non facciamo caso, comodamente rannicchiatə in uno dei quattro quadranti del nostro piano cartesiano.Anche qui la rappresentazione aiuta, anzi credo che sia assolutamente fondamentale. Tornando alla televisione, l'ultimo report pubblicato da GLAAD presenta dati sulla presenza di persone LGBTQ in film e serie TV a cavallo tra il 2023 e il 2024 (Where We Are on TV 2023-2024). Sembra che la presenza di persone LGBTQ sia in leggero calo rispetto allo studio precedente (usate questi dati quando alla prossima conversazione in merito vi diranno - ma ormai è tutto queer!) e in particolare rispetto alla dimensione della disabilità:
Sono stati contati 18 personaggi LGBTQ (3,8% di tutti i personaggi LGBTQ) con disabilità. Si tratta di una diminuzione di nove personaggi e di 0,7 punti percentuali rispetto allo studio precedente.
Lo studio è complesso, e riassume tantissime dimensioni, a ricordarci, di nuovo, che lo spazio da abitare con i nostri corpi, il colore della nostra pelle, le nostre identità di genere, le nostre disabilità, visibili o meno, i nostri orientamenti sessuali, i nostri credi, è talora uno spazio troppo piccolo.
E che serve aggiungere punti. Punti all’infinito.
Cose che ho letto, visto, sentito
Ho visto Young Royals (grazie per il suggerimento a Virginia!) e mi è piaciuto molto. Ho un debole per le lingue germaniche settentrionali e mi piace tantissimo lo svedese (anche se non lo parlo per niente). Prendetene tuttə.
Una poesia, Dive for Dreams, di E. E. Cummings: trust your heart / if the seas catch fire / (and live by love / though the stars walk backward). Mi ci farei un tatuaggio.
- che ci ricorda che siamo corpi che generano idee, e che le nostre mani afferrano, parlano, costruiscono (una cosa su cui sto riflettendo molto, negli ultimi tempi).
Alla prossima puntata! E fate ə monellə!
Questa storia del cuore non l’ho mica inventata io. L’ha scritta Jonathan Safran Foer.
Grazie, Veronica <3
Questa cosa delle amiche e del diagramma di Venn mi fa ridere un sacco, comunque.
Fidati del tuo cuore anche quando il mare prende fuoco. Vale per tante circostanze, e tu me ne ricordi diverse. Ti abbraccio forte 💜
Grazie di cuore Paola Chiara, perché ritrovare ancora Linguetta dentro questo spazio è un grande regalo per me. Fate ə monellə fa risuonare ogni volta cose che sento molto, anche perché trovi sempre la misura giusta delle parole per dirle.