All of Us Strangers
Un film di solitudine e morte, ma soprattutto un abbraccio caldo e rassegnato che ci ricorda che meritiamo amore e compassione, anche quando non ne abbiamo più per noi stessə.
Attenzione: questa newsletter contiene spoiler sul film in questione, All of Us Strangers. Magari volete aspettare di vederlo prima di leggerla? Fate voi :)
Remember everything will be alright
We can meet again somewhere
Somewhere far away from here
Harry Styles - Sign of the Times
How do you cope? - chiede Harry ad Adam sulla soglia della porta, una bottiglia di whisky in mano. Come fai? Come fai, tu?
Io ascolto Jason Molina e Vic Chesnutt, leggo Nazim Hikmet e Sylvia Plath, alla ricerca di parole struggenti che sappiano di dolore e fatica. Sofferenza e perdita. Cerco di riconoscermi, in qualche modo.
E guardo All of Us Strangers, per ben due volte.
Eccoci qua alla terza (e per il momento ultima) puntata che parla di morte. Ci troverete dentro, in realtà, molto di più (perché parlare di morte è parlare di vita, e su questo ormai siamo tuttə d’accordo).
There’s vampires at my door
All of Us Strangers si apre con Adam e il riflesso della sua pelle ambrata su una Londra troppo vuota e troppo silenziosa per essere vera. Il suo appartamento è nuovo, raccoglie spigoli vivi, biscotti sul tavolo, e una sceneggiatura da scrivere.
Un giorno Harry bussa alla porta di Adam, visibilmente ubriaco, bello come il sole, la voce che trema mentre chiede “How do you cope?”. Come fai? Come fai tu? A vivere con l’assordante silenzio di questo quartiere? Di questo palazzo? A sopportare la solitudine, la perdita, il dolore?
“There’s vampires at my door” - aggiunge, sorridendo (ci sono vampiri alla mia porta), premendo il viso contro lo stipite della porta e facendo riferimento alla famosissima canzone di Frankie Goes to Hollywood che Adam stava ascoltando in TV.
Adam chiude la porta, decidendo di ignorare Harry, i vampiri, il silenzio.
Preferisce il ricordo dei genitori morti alla presenza delle persone vive.
Orfano dall’eta di dodici anni, un giorno decide di andare a visitare la vecchia casa dei genitori, per capriccio o alla ricerca di ispirazione, chissà. Lə trova sorprendentemente vivə. Memoria e realtà si mescolano e collassano l'una nell'altra quando incontra sua madre e suo padre, con lo stesso aspetto e la stessa voce dell'anno in cui sono mortə, conservatə come quando Adam era bambino. Si mette comodo, tra gli abbracci e le conversazioni attorno al tavolo della cucina, raccontando dell’uomo che è diventato, provando a riempire più di trent’anni con parole spezzate da confessioni e lacrime.
Il film non si preoccupa degli aspetti o delle possibili spiegazioni soprannaturali, e non ne ha nessun bisogno: i ricordi sono loro stessi fantasmi.
Solo che non si tratta di fantasmi, quando c’è di mezzo l’amore.
La visita ai genitori dona ad Adam una speranza nuova, tanto da riuscire persino ad avvicinare Harry. Stavolta lo invita, lo lascia entrare nel suo appartamento, e nella sua vita. I due si scoprono a vicenda, parlandosi e raccontandosi. Imparano l’amore, amandosi. Vale a dire perdendosi.
Uno nelle braccia dell’altro. Quando si baciano per la prima volta, Adam dimentica per un attimo come si fa a respirare. Ha bisogno di essere riaddestrato al contatto, e Harry lo aiuta con tenerezza e attenzione.
Harry è presente. La sua insistenza salvifica. Nel parlare ad Adam, nel toccarlo, nel fargli domande. Nella costruzione di un legame in cui Adam vede finalmente la possibilità di essere visto, riconosciuto (e desiderato - perché cos’è più necessario e bello al mondo di sapere che qualcuno là fuori ti vuole? che vuole proprio te?).
E così arriva per Adam il momento di rivalutare il rapporto con i genitori defunti: ha fatto di tutto per portarlə con sé il più a lungo possibile, per scacciare la solitudine ed esorcizzare il vuoto che questa ha creato, ma ora c’è Harry. Harry che lo vede, che lo ascolta. Harry e i suoi capelli, e le dita di Adam tra i capelli di Harry. Harry e la pizza in salone, sul divano, davanti ai programmi anni ‘80 in TV. Harry che guida lentamente Adam a tornare a sentire le cose - il tatto, il desiderio, il divertimento - anche e soprattutto quando non è in grado di farlo da solo. Harry che balla. Harry che bacia. Harry che ama. E ama proprio Adam.
Yeah, but you got through
Capendo che è arrivato il momento di andare via e morire di nuovo, per permettergli finalmente di vivere, i genitori di Adam lo portano a pranzo fuori. In una scena commovente come poche, ə due si salutano come non hanno mai avuto la possibilità di fare, e dicono ad Adam di essere molto orgogliosə di lui.
I haven’t done anything to be proud of. I just muddled through.
Non ho fatto niente di cui essere orgoglioso. Ho solo provato a resistere. (ribatte Adam)
Yeah, but you got through.
Sì, ma sei sopravvissuto. (gli dice la mamma)
La semplicità e la sincerità di questa frase sono state per me disarmanti.
Non importa quanto diversə possiamo essere. Non importa quanto dolore abbiamo provato, quanto ne proveremo. Con che tipo di perdite dobbiamo fare i conti. Abbiamo tuttə un gran bisogno, un desiderio vivo direi, di sentirci dire - specialmente da chi amiamo molto:
so quanto è stato difficile resistere, sopravvivere, ma ce l’hai fatta
Adam torna a Londra, dove ad aspettarlo è ancora una volta la morte, stavolta quella di Harry. Accasciato sul pavimento del bagno, la bottiglia di whisky a fianco, Harry è morto da qualche giorno, non ci è dato sapere quanto (e del resto non sono nemmeno sicura che l’unità di misura del tempo in questo film sia quella a cui siamo abituatə). Il film si apre a questo punto a interpretazioni varie; la mia è che Adam non ha mai lasciato entrare Harry a casa sua, tanto meno nella sua vita. È stato tutto frutto della sua immaginazione. Il primo bacio, e il secondo, e il terzo. L’amore. Il sesso. La pizza sul divano. Non è successo niente, eppure è successo tutto.
Harry appare, per l’ultima volta, e Adam lo porta con sé, nel suo mondo immaginario fatto di baci e di amore, dove è più facile sopravvivere, e niente fa male come nella vita reale. Lo abbraccia, lo coccola, e quando Harry gli chiede di mettere su della musica, Adam sceglie una canzone che conosce bene e carezzandogli i capelli gli sussurra in un orecchio:
“I’ll protect you from the Hooded Claw / Keep the vampires from your door”
Ti proteggerò dall'Artiglio Incappucciato / Terrò i vampiri lontani dalla tua porta
The power of love
È quello che rimane che non finisce mai. Così cantava Francesco Di Giacomo.
All of Us Strangers è un film trascendente ed emotivamente estremo che raggiunge il luogo al di là delle lacrime, quello in cui ci si mette sedutə dopo aver ululato il proprio lutto, il proprio dolore, dopo che le lacrime si sono esaurite e il rumore si è fermato, e si sente improvvisamente una calma che è come un ringraziamento dall'altra parte.
C’è tantissima solitudine in All of Us Strangers. Quando ho visto il film per la seconda volta, ho pensato - è probabilmente molto più facile scrivere di provare qualcosa, ma molto più difficile è scrivere, e tanto meno visualizzare, l'esperienza del vuoto. Cosa che questo film fa in modo sublime, racchiudendo la solitudine nei suoi colori, nei paesaggi urbani senza cuore e nei volti dei suoi protagonisti. E i riflessi, ovunque, come promemoria di questa solitudine.
C'è la morte in All of Us Strangers, di quella che ci ricorda che noi moriamo perché il mondo possa continuare a vivere, che ci è stato dato il miracolo della vita perché trilioni e trilioni di esseri viventi hanno preparato la strada per noi e poi sono mortə, in un certo senso, per noi. La tragedia di un singolo individuo da una parte, e il trionfo della vita continua, dall’altra.
C'è soprattutto amore in All of Us Strangers, forse più amore di quanto io abbia mai visto sullo schermo. È una storia sublime che soddisfa il nostro desiderio che l'amore duri dopo la morte. Perché di questo abbiamo bisogno. Di sapere che l’amore non finisce. Che può essere abbastanza forte da infrangere il confine tra la vita e la morte. La nostra unica difesa contro l’infinita oscurità che ci circonda.
Ci sono tantissime altre cose in All of Us Strangers. C'è una storia queer1, che si porta dietro la complessità che arriva dal desiderio profondo di dare vita davvero alle persone che siamo. C'è l’abuso di sostanze come anestetizzante via d’uscita. C'è quel momento devastante e catartico in cui ci rendiamo conto che i nostri genitori sono semplicemente delle persone. Che lo erano prima di metterci al mondo. Che esistevano, con i loro desideri e le loro paure, prima che arrivassimo noi nelle loro vite. C'è la paura di lasciar andare. C'è il timore dell’oblio. C'è il ricordo, come manifestazione di un amore che non muore mai.
Ma sopra ogni altra cosa c’è un messaggio chiaro e lucente in All of Us Strangers. Un messaggio consegnato in un abbraccio tenero e rassegnato che ci ricorda che meritiamo e abbiamo bisogno di amore e compassione, anche quando non ne abbiamo più per noi stessə. Allora più che mai.
E che è una grande fortuna trovarli in tempo.
Cose che ho letto, visto, sentito
Un thread di targhe commemorative sulle panchine. Questa una delle mie preferite. Sono un’inguaribile romantica, lo so.
- ha rilasciato un’intervista sull’esercizio della scrittura (di dati). Molto bella e molto utile per chi si cimenta con lo scrivere.
Una canzone, anche a sto giro. Safe to say / that I'll never be found / broken bones / holding loose / you will be crowned / you will be crowned / queen of all / you have found
A giovedì prossimo, e fate ə monellə!
È, purtroppo, una storia drammatica. E dico purtroppo perché so quanto bisogno c’è di una rappresentazione diversa delle storie LGBTQIA+.
Io ho una mia interpretazione su questo film. E mi ha fatto venire voglia di farlo vedere a una persona che ne avrebbe un dannato bisogno. Quando è partita the Power of love un piantarello me lo sono fatta <3
Non so se scriverlo qui perché è molto spoiler. Però se mi dai il là vado